Descrizione
«Perché furono i cani i primi e più comuni animali domesticati? Perché furono loro a diventare i nostri compagni di viaggio, di vita, di gioco, che per noi fanno da guardiani, mandriani, protettori, pastori, che ci danno calore e ci sostengono nella caccia? Perché gli umani inventarono – o scoprirono per caso – il processo della domesticazione interagendo con lupi o cani e non con cervi o bovini selvatici o capre? Per rispondere dobbiamo comprendere la natura della caninità e cosa significa domesticare un altro predatore e viverci a stretto contatto. Nei limiti di quanto è possibile desumere dalle testimonianze, tenterò di descrivere come questo processo straordinario si configurò nella vita reale. Comprendere la domesticazione del cane significa spiegare il motivo per cui formiamo legami emotivi così forti con questa specie. Ritengo anzi che il legame emotivo sia stato il primo passo». I cani e gli uomini sono inseparabili da più di 40 000 anni. Una relazione fondamentale per la nostra storia evolutiva come per quella dei nostri amici canidi; ma come e perché ci siamo scelti a vicenda? Fu un caso? Era inevitabile? L’antropologa Pat Shipman rintraccia ogni risposta scavando nel passato dell’umanità. Dalla tundra ghiacciata dell’estremo nord agli infuocati deserti australiani o le umide foreste pluviali dell’Amazzonia, abbiamo sempre domesticato dei canidi, sperimentandone enormi vantaggi. Ma quando iniziammo a domesticare i lupi, non prevedevamo certo la profonda comunicazione e il forte legame di cui oggi godiamo. I lupi, infatti, erano allora temuti e considerati un pericoloso e feroce concorrente nella caccia alle prede. Eppure, questa sorprendente trasformazione riuscì con dei lupi evoluti, e con reciproci benefici. Lungo il percorso, i cani cambiarono fisicamente, nel comportamento ed emotivamente, come del resto è accaduto anche a noi. La collaborazione dei cani ha notevolmente ampliato la gamma delle capacità umane, ci ha modificato diete e habitat, contribuendo alla nostra stessa sopravvivenza. Shipman dimostra che non possiamo comprendere appieno la storia della nostra specie senza riconoscere il ruolo centrale che in essa ha svolto il miglior amico dell’uomo.