Descrizione
“Con la pubblicazione di “Delitto all’ABA” (Massari editore, 2021), in traduzione integrale e con un ricco apparato di note, viene finalmente restituito ai lettori italiani nella sua interezza un magistrale giallo di Isaac Asimov che ha circolato per quasi mezzo secolo, fin dall’uscita nel 1976, in una versione alterata dalle manipolazioni editoriali (a cominciare dal titolo). A metterle puntualmente in luce e a documentarle, al di là di ogni ragionevole dubbio, ha provveduto finalmente il curatore e traduttore della nuova edizione, Laris Massari, che ha compiuto una fine e accurata operazione filologica riuscendo nello stesso tempo a rendere al meglio lo stile incalzante e avvincente dell’originale inglese, “Murder at the ABA”. Nell’edizione uscita nel 1976 e in quelle successive fino al 2012 il libro di Asimov, come dimostra il curatore italiano, era stato vittima di tagli arbitrari su brani da ritenersi essenziali ma giudicati superflui, insignificanti o difficili da tradurre, per un totale di 17 pagine, con un processo di riscrittura dell’originale, capace di spingersi fino alla parafrasi in italiano di alcuni passaggi del testo inglese. Ci voleva un piccolo editore impavido per mettere in evidenza una prassi spiacevole che purtroppo è divenuta quasi abituale per troppe case editrici quando decidono di pubblicare la traduzione italiana di un originale in lingua straniera. L’aspetto prioritario infatti è di dare al libro uno stile ritenuto «adatto» al lettore italiano, considerato più «leggibile» dal traduttore e dall’editore, anche se ciò comporta un’evidente manipolazione o perfino una vera e propria riscrittura del testo originale. Il problema naturalmente non è nuovo né solo italiano: fra gli altri, se n’è occupato autorevolmente Milan Kundera, nel suo “I testamenti traditi”, a proposito delle traduzioni di Kafka in lingua straniera. Nella traduzione elegante ma fedelissima di Laris Massari, il trascinante romanzo giallo di Asimov riacquista tutti i colori smaglianti dell’originale. Il traduttore ha operato come il restauratore che pulisce la superficie di un quadro mediocre per ritrovare il capolavoro che era stato coperto da un pittore occasionale. Giallista atipico – come non è strano che accada a uno scrittore dai molteplici interessi – ma tutt’altro che spaesato nella letteratura poliziesca, Asimov, con “Delitto all’ABA”, costruisce un romanzo che fila via come il vento, tra l’umorismo sottile ispirato al suo amato Wodehouse, l’atmosfera riecheggiante a tratti i toni hardboiled del giallo statunitense, e quell’unità aristotelica di tempo, spazio e luogo che è la chiave di volta delle trame più coinvolgenti e riuscite, perché il lettore si sente chiamato in causa, sa di trovarsi sul posto e capisce, di pagina in pagina, che gli eventi stanno prendendo forma sotto i suoi stessi occhi, nel loro divenire. Magistrale la caratterizzazione dei personaggi, disegnati con pochi ma efficacissimi tratti di penna, in uno stile che ricorda quello di Saul Bellow: «Eccolo lì, a grandezza naturale (poco più di un metro e ottanta), con la sua faccia gradevole e sorridente, con i suoi occhiali pince-nez del tipo che non ti aspetteresti di trovare al di fuori di un museo. «Combinato con una barbetta bianca sul mento e una crescita generosa di baffi, ugualmente bianchi, sembrava una figura letteraria del diciannovesimo secolo». Altrettanto efficace è lo scambio di battute nei numerosi dialoghi, sempre serrati e percorsi da un geniale umorismo interno, mentre le situazioni in cui viene a trovarsi l’io narrante sono originali e provocatorie. Qui gioca un ruolo determinante l’abilità del traduttore, la sua capacità di rendere in un italiano scorrevolissimo lo stile di Asimov, attento a ogni sfumatura, fedele e insieme creativo…” (Dal testo di di Enrico Tiozzo)