Descrizione
In questi tredici racconti Sergi Pàmies sonda i sentimenti umani, la possibilità e l’impossibilità di rendere felici gli altri e l’incomunicabilità, dovuta a codardia, alienazione, rassegnazione. Ci parla di rapporti apparentemente banali, ma sempre incisivi, del sentirsi nel posto sbagliato, un’epifania spesso dolorosa e inevitabile. Ed ecco il protagonista del racconto d’apertura, invitato a una festa durante la quale viene trovato un cadavere in piscina; una coppia in crisi che si reca al santuario di Bom Jesus in Portogallo, per poi smascherare il proprio destino in una foto; il delicato sistema di finzioni che costituisce il legame tra un figlio e l’anziana madre scrittrice; il romanziere che passa il suo tempo a osservare le vite degli altri in aeroporto; il riflesso dell’attacco alle Torri Gemelle sull’equilibrio precario di una famiglia seduta davanti al televisore. Le storie de L’arte di portare il soprabito confermano la grande capacità di osservazione di Pàmies e il suo talento nel dominare le forme brevi della narrativa. Con uno stile sempre più leggero e raffinato, in cui sentimenti e dettagli sono i protagonisti, il libro combina episodi dell’infanzia, ritrae la vecchiaia dei suoi genitori, riflette sul romanticismo della delusione o sul timore di non essere all’altezza delle aspettative dei bambini. Dalla perplessità dell’adolescenza alle cicatrici collettive della nostra contemporaneità Pàmies attraversa le sue storie con ironia, causticità, malinconia e lucidità e trova nella fascinazione per l’assurdo e nella capacità di sorprendersi gli antidoti più efficaci per combattere assenze, insuccessi, fallimenti e altri lasciti della maturità.