Descrizione
In viaggio verso Alessandria, e ormai giunto alla fine della sua vita, l?anziano mercante elleno Antigonos di Carcedonia, figlio di Aristide e signore del Banco della Sabbia, affida alla pergamena la sua storia. Una storia di cui, tuttavia, non è protagonista, giacché Antigonos nel corso della sua lunga esistenza è stato testimone dei momenti disperati e delle scelte estreme di tanti uomini di valore, uomini che ora sono tutti scomparsi nel nulla. Come l?ostinato Regolo, sfortunato ma degno di rispetto, l?imponente stratega Amilcare, e naturalmente il granitico Scipione, che chiamavano Scipione l?Africano. Erano grandi uomini, eppure anche loro null?altro che rotelle di un ingranaggio: avevano la capacità di farlo accelerare o rallentare, ma non potevano arrestarlo e tantomeno sottrarvisi. Uno solo è stato davvero lungimirante e in un?epoca di grandi disordini ebbe fra le mani il potere di impedire la fine di un mondo e di costringere la storia a seguire un altro corso. È stato il fuoco prepotente che ha consumato il vecchio mondo, era più grande di Achille, di Ciro e di Alessandro Magno, nelle taverne se ne sente ancora parlare e a Roma non scenderà mai il silenzio su di lui: Annibale Barca, un uomo leggendario. Con uno stile rapido ed efficace, scene corali ben congegnate e dialoghi brillanti, Gisbert Haefs ci offre un affascinante ed epico spaccato di vita del III secolo a.C., tratteggiando le gesta dell?unico uomo che i Romani temettero davvero. «Era più grande di Achille, di Ciro e di Alessandro… Nelle taverne se ne sente ancora parlare, anche qui ad Alessandria, e a Roma non scenderà mai il silenzio su di lui. È stato il fuoco prepotente che ha consumato il vecchio mondo, ma non sarà una fenice. Così, in quest?ultima città libera, non mi resta che trasformare in frasi la cenere dei miei ricordi».