Descrizione
Non c’è solo il Tabucchi di Sostiene Pereira, il grande romanzo del 1994 tradotto a ogni latitudine. C’è un altro Tabucchi che, nel corso dei decenni, scommette sulla forma short story – la “novella”, centrale nella nostra tradizione – e la rivitalizza, la rende quasi esotica: da Il gioco del rovescio a L’angelo nero, fino a Il tempo invecchia in fretta, è come se immergesse la narrativa breve in un’acqua diversa, misteriosa. L’enigma, il rebus, la coincidenza, il piccolo equivoco senza importanza. C’è l’uomo misterioso che commette l’omicidio di cui si parla su un quotidiano del giorno dopo; quattro giovani e un poeta alla vigilia della caduta di un regime totalitario; una ex spia che ha un segreto da raccontare alla tomba di Brecht; qualcuno che scrive una lettera da Casablanca e comincia, chissà perché, parlando di una palma. Basta un dettaglio a fare la differenza, a modificare la prospettiva sulla realtà. Le storie di Tabucchi sono storie “fatte a voce”, e d’altra parte lo scrittore è un collezionista di voci: “voci portate da qualcosa, impossibile dire cosa”. Raccontare è un atto umano che nasce così, labbra e fiato; perché ogni racconto è una evocazione, e ancora, perché chi racconta può dare voce a chi l’ha persa o non l’ha mai avuta. “Da quale profondità della memoria veniva una voce che gridava?” leggiamo nel racconto Capodanno. Una raccolta di racconti, questa – come lucidamente mette a fuoco nell’introduzione Paolo Di Paolo -, che ci permette di scoprire o riscoprire la grandezza della narrativa breve di Tabucchi, le sue storie nella grande Storia: l’Europa sotto i fascismi, il colonialismo, l’Italia povera e rurale degli anni cinquanta, gli anni della lotta armata, lo stordimento dopo la caduta del Muro, le ombre della contemporaneità.